Come sarà la società del 2030? La versione di De Masi.

Un importante sociologo italiano, il professor Domenico De Masi, ha ipotizzato, basandosi sulle sue ricerche, come potrebbe essere la società nel 2030.

  1. Demografia. Nel 2030 saremo 8 miliardi persone, che non vuol dire solo bocche da sfamare ma anche tanti cervelli più scolarizzati, colti e interconnessi. Vivranno di più le persone più istruite e con relazioni sociali intense; la vecchiaia si presenterà solo negli ultimi anni di vita quando consumeremo più medicine di quelle usate nel resto della vita precedente.
  2. Ecologia. Siamo di fronte a due transizioni gemelle, quella digitale e quella ambientale. Crisi ambientali e disuguaglianze sociali sono ancora problemi irrisolti e i teorici della decrescita sostengono che l’equilibrio ormai è compromesso e ogni ulteriore sviluppo diventa insostenibile. Nel 2030 occorrerebbero tre pianeti per avere un numero sufficiente di foreste per compensare l’ossigeno necessario al nostro consumismo.
  3. Tecnologia. L’ingegneria genetica permetterà di vincere molte malattie e l’intelligenza artificiale sostituirà gran parte del lavoro intellettuale, mentre le nanotecnologie permetteranno agli oggetti di relazionarsi tra di loro e con l’umano.
  4. Economia. Entro il 2030 il Pil crescerà del 159%, con la ricchezza della Cina che supererà quella degli USA. Se l’Occidente vorrà salvare l’impronta ecologica dovrà ridurre il suo potere di acquisto del 15%. Tuttavia, oggi il problema non è tanto la produzione di ricchezza quanto la sua distribuzione.
  5. Etica ed Estetica. Il mondo sarà più ricco, ma sempre più ineguale e tecnologizzato e pertanto sarà costretto a essere più etico. Gli oggetti avranno una perfezione tecnica superiore alle esigenze di chi le acquista, per cui il vantaggio competitivo di un orologio non sarà la puntualità ma l’estetica. In altri termini, sostiene De Masi, “il futuro è delle persone che saranno più competenti, più affidabili, esteticamente più gradevoli e con comportamenti più affettuosi”.
  6. Cultura. Nel 2030 l’omologazione globale prevarrà sull’identità locale. Nonostante ciò l’uomo rimarrà radicato alla propria identità attraverso la creatività, l’etica, la collaborazione, il pensiero critico, il problem solving. Invece a livello di sistemi politici il “Washington consensus” sarà fortemente insidiato dal “Beijin consensus” e il sapere verrà distribuito da molti per molti.

Cosa ne pensate? Siete d’accordo con le sue parole? Fateci sapere!