L’attivismo digitale funziona?

Il potere dell’attivismo online: scopri come il digitale sta cambiando la difesa delle cause sociali.

Che cos’è l’attivismo digitale?

E’ quell’impegno collettivo che avviene su piattaforme digitali. Questo approccio non permette solo alle persone di unirsi in difesa di una causa comune, ma va oltre, creando connessioni tra individui di diversi contesti sociali e provenienti da diverse nazioni.

protesta

Qual è la funzione dei social media per l’attivismo?

Fino a qualche tempo fa erano le televisioni e le radio (spesso legate a Stati, governi o grandi aziende) a controllare al 100% la diffusione di informazioni.
Oggi Internet ha trasferito parte di questo potere a chiunque ne abbia accesso. Consente a tutti di diffondere informazioni attraverso le piattaforme dei social media, tra cui Twitter, Facebook, Instagram, YouTube e TikTok.

protest with google bar

Quando l’attivismo sui social media è stato efficace?

Il primo esempio è #BlackLivesMatter. Il video di Darnella Frazier sull’omicidio di George Floyd ha portato a una grande rinascita del movimento Black Lives Matter (BLM).

Gli attivisti hanno utilizzato principalmente i social media per condividere informazioni importanti, risorse educative, testimonianze personali di razzismo. Ma non solo: anche per organizzare e diffondere le proteste in tutto il mondo.

L’hashtag è stato utilizzato 48 milioni di volte tra il 26 maggio e il 7 giugno 2020, dimostrando i livelli di coinvolgimento del movimento su scala mondiale.

blm protest

Un altro esempio è stato #MeToo, movimento avviato da Tamara Burke per unire le sopravvissute alle aggressioni sessuali e creare uno spazio di sostegno reciproco.

Il termine è diventato virale nel 2017, quando le attrici di Hollywood hanno sollevato accuse di violenza sessuale e molestie al produttore cinematografico Harvey Weinstein. Alyssa Milano, una delle vittime di Weinstein, ha twittato per incoraggiare le colleghe sopravvissute a violenze sessuali a usare l’hashtag #MeToo nella speranza che potesse “dare alle persone un senso della gravità del problema”.

Nel giro di poche ore, milioni di donne che condividevano le loro esperienze personali hanno inondato i social media. Facebook ha riferito che in 24 ore 4,7 milioni di persone in tutto il mondo hanno partecipato al movimento #MeToo, con oltre 12 milioni di post, commenti e reazioni.

me too movement

Quando invece l’attivismo online non è efficace?

Talvolta le persone che adottano questo tipo di attivismo appaiono non autentiche o come se non stessero effettivamente mettendo in pratica azioni concrete per sostenere la causa.

Un fenomeno che nell’attivismo online si può riscontrare è lo “slacktivism”: un tipo di attivismo “pigro” che richiede un impegno personale minimo per una causa, ad esempio il retweet di un hashtag virale.
Oppure si può parlare anche di “virtue signalling”, in cui gli utenti condividono contenuti sui social
media per cercare di ottenere riconoscimento e merito per aver dato supporto. Nel migliore dei casi, questo comportamento non ha una vera intenzione politica e, nel peggiore, può addirittura danneggiare la causa in questione.

Ad esempio, il 2 giugno 2020, a sostegno del movimento Black Lives Matter, milioni di utenti dei social media hanno postato un quadrato nero nel loro feed come parte del trend #BlackOutTuesday, accompagnato dagli hashtag #BlackLivesMatter.
Tuttavia, molti hanno fatto notare che questo ha oscurato informazioni effettivamente importanti sul movimento.



Anche per alcune aziende si è parlato di slacktivism: certe di loro hanno cercato di guadagnare un profitto facendo leva sulla condivisione di hashtag virali per campagne sociali.
Inoltre, alcuni sottolineano l’ipocrisia da parte di questi brand che condividono gli hashtag ma poi sono colpevoli delle pratiche discriminatorie che le campagne sociali cercano di combattere.
Ad esempio, marchi come Netflix, L’Oreal e Disney sono stati messi sotto accusa per aver postato riguardo #BlackLivesMatter senza aver affrontato i problemi di razzismo all’interno delle loro aziende.

Ma quali sono i vantaggi dell’attivismo online?

Innanzitutto la rappresentazione e l’empowering di minoranze e gruppi emarginati.
Storicamente, i canali mediatici tradizionali hanno rappresentato e riflesso gli interessi dei gruppi sociali dominanti, quindi le voci delle minoranze sono spesso assenti dalle notizie tradizionali.
I social media sono un’alternativa rivoluzionaria in cui tutti possono raccontare le proprie esperienze. Grazie a Internet, l’informazione è ora alla portata di (quasi) tutti, il che è cruciale per la democrazia. I social media hanno permesso alle comunità svantaggiate di ottenere le risorse necessarie per partecipare attivamente alla politica.

In conclusione, le campagne sui social media possono avere un impatto globale, ma c’è ancora incertezza sul fatto che possano portare a cambiamenti sociali duraturi e significativi.

Invece tu cosa pensi di questa nuova forma di attivismo? Secondo te è efficace? Commenta qui sotto!

amplify your voice protest

Source: https://study-online.sussex.ac.uk/news-and-events/social-media-and-campaigning-is-digital-activism-effective/

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